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domenica 29 marzo 2009

Recensione di THE WRESTLER

THE WRESTLER
La capacità di cambiare, di guardare indietro per trovare la forza di andare avanti è qualcosa che tutti dovrebbero imparare, ma non è mai facile. E il protagonista, vincitore di tanti incontri di wresting, è un perdente cronico nella vita. Egli prova a cambiare, cercando altri mestieri, intrecciando nuove relazioni e cercando di riallacciare quelle vecchie, ma finisce sempre per rovinare tutto. Mickey Rourke incarna questa sconfitta, la lotta per la vita che si trasforma in triste rassegnazione, tra finzione e realtà. L’alternanza tra finzione e realtà è suggerita anche da uno stile documentaristico, con fotografia sporca e un’insopportabile camera a mano. Il film è tutto per lui, Mickey Rourke, ma non sotto forma di tributo. L’attore infatti si sottomette docilmente alle esigenze del copione, in tutta la sua umiltà e con tutta la dignità e l’autoironia possibile, trasmettendo un grande senso di tristezza. Al suo fianco un ottimo duo di attrici : Even Rachel Wood, alle prese col personaggio mal abbozzato della figlia e Marisa Tomei nei panni di una lap dancer che sembra offrirgli una nuova possibilità.
VOTO : 7,5

sabato 28 marzo 2009

Recensione di DIVERSO DA CHI?

Storia decisamente sopra le righe di un politico omosessuale felicemente innamorato che si invaghisce di una sua collega, ci fa un figlio e poi lo cresce col suo compagno. Rappresenta uno dei pochi modi in cui un omosessuale può diventare padre, anche se come afferma lo stesso protagonista Argentero a Ciak, “probabilmente non è plausibile sul piano dell’incertezza sessuale”. Del resto è difficile pensare a qualche commedia sulla paternità omosessuale che non abbia un epilogo assurdo ( basta pensare a Sai che c’è di nuovo o L’oggetto del mio desiderio). In ogni caso il film di debuto di Umberto Carteni rimane un tentativo di creare una commedia brillante in un panorama cinematografico in cui questo genere è visitato assai di rado. E dalla sua parte la pellicola ha dei buoni dialoghi ed una piacevole colonna sonora, nonché una prima parte ben riuscita e una seconda un po' meno convincente. Così la rigida, conservatrice ed insopportabile politica Gerini si trasforma in sexy, felice ed iper tollerante amante e Argentero da politico gay convinto si trasforma in gay e politico poco convinto. Le loro interpretazioni non mi hanno entusiasmato. Il problema principale della sceneggiatura di Fabio Bonifacci (che aveva firmato quegli autentici gioiellini di Si può fare e Notturno bus ) è l’uso dei luoghi comuni, forza e debolezza del film. Il film beffeggia gli stereotipi e ne rimane beffeggiato. Accentuando le assurdità si rimane poi incastrati in una trama piuttosto bizzarra. Oltre allo scottante tema sessuale, il film è molto attuale anche per l’altro sogetto trattato, ovvero la politica, a sua volta duramente derisa: pare una satira, e come ogni satira traccia un ritratto caricaturale dei soggetti.
In ogni caso rimane un film italiano che si potrebbe tranquillamente esportare perchè scorrevole e divertente e per nulla provinciale.

VOTO: 6/7

domenica 22 marzo 2009

Playlist settimanale

Playlist:

1. HUMAN - the killers
2. SPACEMEN - the killers (http://www.youtube.com/watch?v=qmh_guIlovk)
3. MAGNIFICENT- U2

il concerto milanese dei Killers ha fatto tornare i loro due singoli in heavy rotation sul mio Ipod.
Segue la nuova degli U2, che mi accompagna ogni volta che accendo la radio.

lunedì 16 marzo 2009

RECENSIONE di The Curious Case of Benjamin Button

Una vita straordinaria per un amore altrettanto incredibile. Un amore tanto esasperato da apparire subito pretestuoso quando ci troviamo di fronte ad una bambina che si intenerisce per un ultraottantenne. Un amore che si manifesta pienamente solo dopo due ore per poi risolversi in poche, anche se bellissime scene. E al termine delle tre ore quello che rimane è una grandissima storia d’amore, che non conosce confini di età. Così Daisy continua a prendersi cura di Benjamin anche quando ormai non lo fa più nessuno e lui non la può riconoscere perché è un neonato, allo stesso modo in cui il Michael di The Reader si prenderà cura di Hannah quando lei sarà in prigione. Due storie d’un amore che supera ogni confine accomunano Il curioso caso di Benjamin Button e The Reader, ma cambiano i punti di vista: quello americano (grande kolossal, Pearl Harbor, uragano Katrina) e quello europeo (stile minimalista, Seconda guerra mondiale, senso di colpa, sesso e letteratura).
La sceneggiatura dell’ Eric Roth di Forrest Gump, qui aiutato da Robin Swicord ha poco della tenerezza, dell’originalità e del brio presenti nel film di Zemeckis, col quale ha però molti punti in comune: storia di un “diverso” e del suo amore tormentato per una ragazza sullo sfondo di una fetta di Storia degli Stati Uniti.
Peccato che in tre ore di pellicola non ci sia nemmeno un dialogo memorabile. Ed ecco un altro problema: la durata. Tantissime le parti, anche ben eseguite, ma del tutto inutili. Un esempio fra tutti, la lunga parentesi concessa al legame con il personaggio della bravissima Tilda Swinton.
Dopo aver sollevato l’ammirazione di pubblico e critica ed aver perso un po’ di smalto con Zodiac, Fincher è voluto tornare per creare un classico, un progetto ambiziosissimo con una coppia di attori celeberrimi pronti a imporsi come nuova mitica coppia del grande schermo e una trama che colpisse e commuovesse ad ogni costo. L’intento è dunque quello di andare incontro ad un pubblico vastissimo e perciò ingenuo, che però non ha di certo l’intenzione di sorbirsi un film drammatico di tre ore. Sono solo due i casi in cui questo è avvenuto: Via Col Vento e Titanic. Eppure sono due anche i tentativi stagionali di emulazione dell’irripetibile appeal di queste due pellicole: oltre a Fincher anche il bravissimo Luhrmann ci ha provato poco fa con la coppia Kidman-Jackman nel suo film fiume Australia. Film che vogliono essere capolavori, ma restare anche nel cuore del pubblico. In entrambi i casi il tentativo è fallito.
Tuttavia il film esegue alla perfezione ciò che ci si aspetta da ogni favola hollywoodiana, ovvero far sognare. Come favola e senza troppe pretese va perciò letta quest’incredibile storia di un uomo nato vecchio e morto bambino tra le braccia della donna che ha sempre amato.
La magia che rende speciale il cinema qui è presente nelle scenografie accurate, nella sublime fotografia, negli eccezionali effetti speciali e in quello straordinario trucco che si prende beffa dello spettatore ringiovanendo ed invecchiando i due divi. E in Cate Blanchett, che salvo le scene (superflue?) sul letto di morte, irradia di luce propria ogni scena in cui compare. Miracolo del cinema. Di luce propria brilla anche l’intensa Taraji P. Henson, mentre di Brad Pitt si può dire che è stato generoso a concedere il proprio celebre volto ad uno staff di eccellenti truccatori e maghi di effetti speciali.
Resta un film ambiziosissimo, confezionato in modo impeccabile, ma appesantito da un ritmo lento e una sceneggiatura zoppicante.

VOTO: 6/7

domenica 15 marzo 2009

playlist settimanale

Playlist settimanale:
1.Morrissey - I'm Throwing My Arms Around Paris
2. Empire of the sun - Walking on a dream
3. Bruce Springsteen - Working on a dream

Morissey entra direttamente al primo posto con questa canzone adorabile, mentre al terzo entra Bruce con un titolo che ha qualche somiglianza con quello degli Empire of the sun, che si stanno rivelando una presenza importante e costante nel mio I.pod.

Ecco il video del vincitore:
http://www.youtube.com/watch?v=z7_Nps1WhFQ

venerdì 13 marzo 2009

Recensione di THE READER di Stephen Daldry

Michael (David Kross) è un adolescente che si sente male per strada. Una donna (Kate Winslet) con il doppio dei suoi anni gli presta soccorso e lo accompagna a casa. Lui torna per ringraziarla, lei a sua volta lo ringrazia del pensiero offrendogli il proprio corpo. Da qui nasce una passione travolgente e atipica: sesso e letture. La donna, Hanna, vuole infatti che il ragazzo gli legga qualcosa prima di fare l'amore. Dopo tre mesi lei scompare, lasciando però nel ragazzo un vuoto indelebile. 
Anni dopo Michael (Ralph Fiennes) la ritroverà su un banco degli imputati e scoprirà che prima di conoscerlo era stata una SS. Nello specifico l’imputata era una guardiana nei lager, accusata di aver lasciato bruciare vivi 300 ebrei in una chiesa. Ad incastrarla è un verbale, da lei scritto e firmato. Eppure Michael sa che lei non sa né scrivere né leggere, anche se Hanna non glielo ha mai rivelato. Hanna infatti se ne vergogna tanto da preferire assumersi tutte le colpe, anche quelle delle colleghe che l’hanno incastrata. 
E' un amore eccessivo e anche crudele il loro, in cui lui potrebbe salvarla ma preferisce non farlo perché per lei è più grave passare per analfabeta che per carnefice.
E qui inizia la parte più struggente del film, quella sulla storia d’amore a distanza tra i due: un amore, quello di Michael, che sorvola quel terribile crimine di cui la sua amata si è macchiata. E preferisco non anticipare in cosa consistano i loro scambi quando lei è in prigione.
Così, sì passa dalla prima parte, basata sui loro rapporti erotici, alla seconda, in cui i due si amano a distanza, senza mai vedersi. Ma è anche un amore per i libri, per la letteratura.  
Kate Winslet incarna magnificamente questa donna dimessa, semplice, sola, burbera ed ignorante. Ignorante non solo nel senso di analfabeta, ma, è proprio il caso di dirlo, stupida.. Ed è questa sua semplicità rozza che fa sì che agisca con estrema ingenuità e spontaneità nell'accettare un lavoro che consiste nel mandare al macello essere umani, senza osare ribellarsi ai capi, perché non si può. Del resto la sua vergogna e il senso di colpa sono più legati al suo analfabetismo che al fatto di aver lasciato morire centinaia di persone.
Paradossalmente lo spettatore è portato a compatire Hanna più nel personaggio della SS che in quello dell’amante scontrosa della prima parte e da qui l’accusa di apologia del nazismo. Questo sarebbe vero se si eleva Hanna a simbolo di tutte le SS, liquidando come stupidi tutti i Nazisti. Ma non mi sembra questo il messaggio e se il personaggio di Hanna non è così sgradevole ciò è dovuto alla sua ordinarietà. E’ un personaggio del popolo, di quel popolo che si ritrovò Hitler come presidente. Ma poteva essere qualsiasi popolo. Quindi nazista, ma anche tedesca ed europea, ma soprattutto umana. Quello che vuole sottolineare il film è l’assurdità e la stupidità che c’è dietro ogni sterminio. L’assurdità di certe giustificazioni e la stupidità di coloro che eseguono ordini assurdi.
Il tema dell’ignoranza è del resto quello dominante nel film, non solo nell’ignoranza che conduce alla guerra o quella che impedisce di sapere cosa succedesse all’interno dei campi, ma anche l’assenza d’istruzione.
E per questo il film è anche un bellissimo invito alla lettura. Non per nulla il film si chiama The Reader, e il titolo originale, grazie alla grammatica inglese, non ha genere e può valere sia per Michael che per Hanna, per tutti coloro che leggono la Storia senza capirla o che non la leggono per non affrontarla.
Kate Winslet sfoggia molte più sfumature nel suo intenso ruolo di April in Revolutionary Road, ma forse l’Academy ha preferito premiare il film e The Reader col suo mix di retorica e commozione è piaciuto molto di più, guadagnandosi anche le candidature come miglior film e miglior sceneggiatura, fra le altre. In ogni caso finalmente è stato premiato il talento di questa attrice che ha dimostrato una coerenza fuori dal comune nelle sue scelte.
Se la Winslet è una conferma, la sorpresa del film è il giovane attore tedesco David Kross, che dona anima e corpo al suo personaggio complicato di Michael ed è il vero protagonista del film. Ralph Fiennes, rappresenta senza lode né infamia lo smarrimento del Michael da adulto.
Il film è sovraccarico di date e salti temporali, che Daldry non è in grado di padroneggiare come in The Hours. Inferiore anche a Billy Elliott, rimane comunque un film emoziante di cui Minghella e Pollock, produttori, sarebbero andati fieri.

VOTO : 8

martedì 10 marzo 2009

Recensione di IL DUBBIO di John Patrick Shanley

Siamo negli anni ’60, poco dopo l’assassinio di Kennedy e nell’aria (nel vento) si respira un palpabile pessimismo. Un bambino nero arriva in un istituto scolastico e la sua presenza non sembra scatenare particolari reazioni, finché non succede qualcosa che cambierà le cose. Ma non sarà un gesto di intolleranza, anzi. A causare il pandemonio sarà la troppa tolleranza di un prete, che verrà accusato di pedofilia (senza mai pronunciare la parola) dalla sospettosa direttrice ultra conservatrice. La scontrosa direttrice, interpreta dalla sempre eccellente Meryl Streep risulta antipatica e troppo bigotta fin dall’inizio, ma se a pensare male ci si beccasse sempre, come diceva Andreotti?! E il giovane e moderno prete (il sempre lodevole Philip Seymour Hoffmann), che sembra avere sempre una giustificazione pronta potrebbe mai essersi macchiato di una colpa del genere? La risposta non arriva mai. La suora accusatrice (la rivelazione Amy Adams, già cinguettante protagonista di Come d’incanto) troverà le sue certezze, ma proprio la sicurissima direttrice le perderà. Spiazzante la risposta della madre del ragazzo nero, disposta ad accettare che il figlio venga abusato dal prete se questo è quello che vuole. Tutti hanno le loro buone ragioni e lo spettatore non sa davvero da che parte schierarsi. Meglio dunque dubitare o credere? Il dubbio rimane anche a film terminato. Senza cambi di costume ed effetti speciali il regista è riuscito a dare vita ad un film gelidamente perfetto nella messa in scena, nella fotografia, nella musica, nelle interpretazioni. Non c’è nulla fuori posto, sembra uno spettacolo teatrale calato nelle ambientazioni che si erano sempre immaginate, quel suo spettacolo teatrale che finalmente ha portato sugli schermi. Ma che non vincesse l’Oscar era scontato..Oggi siamo negli anni 2000, poco dopo l’elezione del primo presidente nero e nell’aria si respira un palpabile ottimismo. Un ottimismo che però finisce con la vittoria elettorale di un presidente nero e lascia il posto ad un doloroso pessimismo per ciò che riguarda il versante economico. Per questo Il dubbio non poteva essere candidato all’Oscar come miglior film dell’anno e si è preferito non premiarlo in nessun delle 5 candidature ricevute. In un tempo in cui le certezze mancano non si poteva di certo accreditare un film simile, cinico e sospettoso. Ci voleva un messaggio di speranza e di fiducia, che solo The Millionaire poteva dare.
VOTO: 8

venerdì 6 marzo 2009

La notte degli Oscar

Lo so che gli Oscar si sono tenuti 2 settimane fa, ma la velocità non è mai stata il mio forte.
Ecco che finalmente trovo un po' di tempo per aggiornare il blog e raccontare e commentare ciò che è successo nella notte più importante per il cinema.
Continuo a pensare che The Millionaire sia sopravalutato, ma per quanto riguarda gli attori sono abbastanza soddisfatto. L'avevo detto che vinceva Sean nonostante sembrasse ormai scontato l'Oscar a Mickey Rourke.
In ogni caso scopriamo vincitori, candidati e sconfitti attraverso la serata di Madonna, ovviamente invitata al Vanity Fair Party, il party che c'è dopo la cerimonia. Stando ai giornali di gossip avrebbe dovuto presentarsi col presunto baby fidanzato Jesus, invece si è presentata, per la prima volta dopo una dozzina d'anni, sola soletta, passando così quasi inosservata.





































domenica 1 marzo 2009

Playlist settimanale

Ok, un po’ mi vergogno della playlist di questa settimana, ma che ci vogliamo fare?
Devo ammettere che l’effetto Sanremo si è fatto sentire pure sul mio Ipod che questa settimana ha playato una decina di volte Sincerità di Arisa, con questa melodia così spensierata, la musica così semplice e un testo bellissimo:
Sincerità
Adesso è tutto così semplice
Con te che sei l’unico complice
Di questa storia magica
Sincerità
Un elemento imprescindibile
Per una relazione stabile
Che punti all’eternità
Paura ed a volte pentirsi
Ed io coi miei sbalzi d’umore
E tu con le solite storie.
Sincerità
Scoprire tutti i lati deboli
Avere sogni come stimoli
Puntando all’eternità
Adesso tu sei mio
E ti appartengo anch’io
E mano ella mano dove andiamo si vedrà
...
l'avrei potuta tranquillamente scriverla io per il mio amore..

http://www.youtube.com/watch?v=oi3AZaM2xxw

al secondo posto dei pezzi più ascoltati ancora Primavera in Anticipo. Non avrei mai pensato di inserire nel mio lettore un titolo di Laura Pausini, ma siccome ammiro James Blunt, non l’ho abbandonato in questo triste momento… A parte gli scherzi la canzoni è piuttosto bluntiana..In terza posizione scendono quei 2 strambi individui degli Empire of the Sun con Walking on a Deam. Staremo vedere quanta vita avranno nella mia playlist