Visualizzazioni totali

mercoledì 29 aprile 2009

RECENSIONE di FUORI MENU

Il passato prima o poi bussa alla nostra porta e bisogna affrontarlo. Non è mai facile, ma se il passato corrisponde a due figli abbandonati per poter vivere la propria omosessualità, la situazione è ancora più complicata. Commedia vivace, scanzonata e politicamente scorretta che riesce in quello che dovrebbe essere il fine di ogni commedia: far ridere. Peccato che giunti al secondo tempo, il ritmo si arresta, le trovate scarseggiano e si ricorre ai soliti cliché della commedia sentimentale. Gli ultimi dieci minuti rimediano al vuoto della mezzora precedente.
VOTO: 6

lunedì 27 aprile 2009

RECENSIONE di DUPLICITY di Tony Gilroy

Film di spionaggio che si rivela essere anche un film sull’amore e sulla fiducia. Ambizioso ed interessante per almeno due aspetti: l’essere al di fuori di un vero genere cinematografico (poiché ripartito tra spionaggio e commedia pur eludendo certi requisiti dei generi) e il finale imprevedibile. Appare però sovrabbondante in tutto (location, ellissi, dialoghi e durata) ed ha anche l’aggravante di concedere troppo spazio all’altrimenti originale e divertente love story. Il risultato è dunque un film macchinoso, ben confezionato, poco divertente e poco appassionante. Il ritorno della Diva Julia questa volta non ha entusiasmato.
VOTO: 6

domenica 26 aprile 2009

RECENSIONE di GLI AMICI DEL MAR MARGHERITA di Pupi Avati

Con quest’opera nostalgica e folcloristica Avati ritorna nella sua cara Bologna per abbozzare un’epoca (quella degli anni ’50) e una classe (quella piccolo borghese), prima del boom economico che avrebbe modernizzato il nostro Paese. Nel suo quadro il regista emiliano mette troppi personaggi, ma riesce a mostrarne alcuni con estrema verità e grande affetto. Si tratta di un branco di incredibili “inetti” che trasformano la loro ingenua stupidità in lucida crudeltà. Le scene migliori sono frutto di un’attenta indagine dell’animo umano e di un’ottima conoscenza del luogo e delle situazioni descritte. Benché ciò non basti a dare un ordine, una forma e soprattutto uno scopo al tutto, non si può rimanere indifferenti di fronte alla tenerezza con cui Avati coccola i suoi personaggi e bisogna altresì riconoscergli una notevole vena comica.
VOTO: 7

domenica 12 aprile 2009

RECENSIONE di PUSH di Paul McGuigan

Push riesce nel difficile compito di offrire un nuovo film di supereroi che non risulti noioso, scontato o già visto. Merito di una fotografia e di un montaggio avvincenti e curatissimi, un piacevole commento sonoro, un’inedita, quanto affascinante ambientazione (Hong Kong) e dei validi interpreti. Fra tutti l’ex bambina prezzemolina di Hollywood Dakota Fanning, che aiuta il forte impatto visivo del film grazie ad un look del tutto nuovo: il volto da bambina appesantito dal trucco, la minigonna troppo corta e una pistola per ogni mano. Una scena che poteva diventare di culto. Allo stesso modo lascia il segno quando cammina tra le vie affollatissime di Hong Kong disegnando sul suo quadernino o quando scoppia in lacrime di fronte al protagonista Chris Evans, (già due volte super-eroe ne I fantastici 4) al quale ruba la scena. Ad appesantire il film ci pensa la sceneggiatura che, come la fotografia, è talmente sovraccarica da confondere lo spettatore, già stordito da qualche scena d’azione decisamente di troppo. Per non parlare dell’ultima quarto d’ora, in cui il film registra una caduta notevole per scivolare in un finale insipido.
VOTO : 7

venerdì 10 aprile 2009

RECENSIONE di GRAN TORINO di Clint Eastwood

Il vecchio Clint non molla: si ripropone in chiave di scorbutico dal cuore d’oro allibito di fronte all’odio che domina il mondo. Come l’ultimo film che lo vedeva anche attore, Million Dollar Baby, il suo personaggio all’apparenza intollerante (prima nei confronti delle donne pugili, ora razzista) si scopre protettivo e disposto a lottare per aiutare chi è oppresso, o semplicemente chi se lo merita. Non meritano infatti la sua fiducia i nipoti viziati e irrispettosi: ha più cose in comune con i vicini asiatici, rispettosi della famiglia e desiderosi di inserirsi.
Questo film circolare che si apre e conclude con un funerale, ha al suo interno una storia di incredibile umanità, in cui si mischiano temi come il razzismo, la paternità, l’amicizia, il senso di colpa, la guerra: potrebbe parere troppo ma non lo è. Eastwood miscela tutto con grande classe, meno classico del solito, ma comunque imponente, regalandoci una piacevolissima autoironia autocelebrativa. Infatti il film è un tributo che Eastwood regala a se stesso e al cinema, concludendo la carriera d’attore nel modo più ovvio, cioè in una bara. Questo è Eastwood il regista, l’attore e anche il personaggio: essenziale, senza mezzi termini. La società fa schifo? Lo dice schiettamente in tutto il film, con un pessimismo e un cinismo crudele, salvo poi inventarsi un epilogo sacrificale che diventa utopico nel suo significato salvifico e purificatore. Così l'uomo dal volto di pietra che Eastwood ha sempre incarnato giace a terra, morto con le braccia spalancate, come un Cristo immolato per le ingiustizie del mondo. Non a caso siamo a Pasqua.

VOTO: 8,5