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martedì 26 maggio 2009

Recensione di VINCERE di Marco Bellocchio

Bellocchio con Vincere dipinge un affascinante viaggio nella Storia, nel cinema e nell’amore creando un film originale e morboso, sospeso tra finzione e realtà, Storia e sogno, giocando con lo spettatore, irritandolo e affascinandolo come solo i più grandi registi sanno fare. Il quadro che ne esce è un’Italia molto simile a quella d’oggi. Si inizia con Mussolini l’uomo anticlericale, si finisce col Duce ultra cattolico: il primo incarnato da Timi, il secondo, che sfugge all’umanità per elevarsi ad essere superiore è giustamente assente e rievocato solo da filmati d’epoca. La Mezzogiorno dà corpo ad Ida Dalser, una delle donne amate e sottomesse dal Duce, che si ritrovò in manicomio a dar da mangiare alle galline mentre Donna Rachele si occupava di galline all’ombra della fastosa residenza mussoliniana (il parallelo è una delle invenzioni migliori). A suo favore il film ha una preziosa fotografia, che abbinata alla colonna sonora, rende assai suggestive alcune scene. Di positivo va segnalata anche l’intensa prova recitativa dei due interpreti, mentre qualcosa non convince nella sceneggiatura che ne fa un film ridondante e discontinuo.
VOTO: 7,5

martedì 19 maggio 2009

Madonna comunista?

Grazie Moretti!
Non sto parlando della birra, ma del Nanni nazionale, che dopo aver voluto il film di Madonna al Festival di Torino, ora lo distribuirà pure nei cinema italiani dal 15 giugno!
Pare che ne sia rimasto davvero colpito e creda fortemente nelle potenzialità del film visto che la sua Sacher Distribution si è contraddistinta negli anni per l’alta qualità delle pellicole distribuite e per l’esiguo numero di opere acquistate. Poche ma buone. Una grande coerenza con la quale ha fatto conoscere il buio delle sale a film esaltati dalla critica e snobbati dai circuiti commerciali per le tematiche non sempre facili (gli ultimi in sono stati La zona, Stella, Once). E FILTH & WISDOM, debutto alla regia della popstar Madonna è uno di questi. Nessuno mai si sarebbe immaginato che il più intellettuale dei distributori rimanesse colpito dalla più commerciale delle popstar. La notizia suona quanto mai originale visto l’abituale biasimo con cui la critica cinematografica accoglie ogni lavoro che porti il nome di Madonna.
Ma suona ancora più curioso il fatto che in Italia il debutto registico di Madonna sarà bollato come “film di sinistra” suscitando di certo singolari reazioni che non vedo l’ora di leggere.
E in un periodo in cui, secondo gli ultimi autorevolissimi sondaggi, il 75% degli italiani è con la destra, il film di Madonna diventa un improbabile portavoce di quella ormai minuscola opposizione che spera ancora ad una società multietnica, tollerante e solidale! Ok, suona davvero inverosimile come idea, ma non più dell’etichetta di film intellettuale di sinistra!
Il lungometraggio della popstar più globalmente commercializzata del pianeta è infatti un piccolo film underground che mostra una Londra multirazziale in cui tutto può accadere con la forza dell’ottimismo.
Quindi grazie Nanni!
Unica pecca la traduzione italiana, di sicuro impatto se abbinata al nome della regista, ma poco attinente all’originale.

sabato 16 maggio 2009

RECENSIONE di QUESTIONE DI CUORE di Francesca Archibugi

Era da un po’ che non si vedeva un film sull’amicizia, sentimento ultimamente snobbato al cinema in favore all’amore. Eppure in questa commedia tragica ci sono tutti gli elementi che amano gli appassionati delle love story, compresi passione e sesso. Quest’amicizia infatti ha la passione travolgente di un amore e in mancanza di scene di sesso, la regista ha ben pensato di inserire comunque delle scene di nudo per accontentare furbescamente i più voyeur o i più distratti.
Proprio per il suo impeto la storia potrebbe apparire anche inverosimile, ma non è forse vero che le amicizie più profonde si fanno in prossimità del pericolo? E quale pericolo è maggiore della morte? Intorno a questi due temi c’è anche quello della crisi dell’artista, della vita di coppia e un accenno all’Italia fatta di evasioni e poveri immigrati.
La bellissima sceneggiatura è allo stesso tempo aiutata e guastata dalla regia, che talvolta l’arrichisce e talvolta la svuota. Di certo aiuta il buon cast di attori, in particolare lo strepitoso Albanese.
Di un’amicizia virile nata in un’ospedale esiste anche un altro buon film italiano, di pochi anni fa, assoutamente da riscoprire: Uno su due di Eugenio Cappuccio.
VOTO: 7