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giovedì 31 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE : Il nastro bianco di Michael Haneke

Haneke mette in scena una teoria molto personale che vuole dimostrare la presenza di quei semi che renderanno possibile lo scoppio delle due guerre mondiali. La prima inizia proprio durante il film, ma è più a quella seconda, con la sua incredibile dose di odio e crudeltà a cui il film sembra alludere.
Il prete, il barone e il medico rappresentano la religione, il potere e la scienza e la loro influenza sulla crescita, morale e culturale degli individui. Tutti questi tre personaggi in qualche modo interferiscono con il lavoro del giovane maestro, che rappresenterebbe l’insegnamento libero, lontano da qualsiasi forma d’influenza. Non è un caso che l’insegnante vuole sposare l’unica giovane fanciulla che sembra conservare un’ingenuità ed una coscienza libera dalle costrizioni.
Con un meraviglioso bianco e nero Haneke copre ed illumina rapporti e gesti inspiegabilmente crudeli di un villaggio tedesco all’alba della Grande Guerra per rappresentare una sorta di microcosmo in cui è nato tutto il male. Probabilmente molti altri villaggi hanno una storia simile che ha permesso al virus dell'odio di estendersi in tutto il Paese.

DA RECUPERARE PERCHE': Estremamente affascinate, glaciale e lucido nella sua rappresentazione spietata dei rapporti umani.
Nonostante Haneke sia uno dei più importanti registi europei in circolazioni (due premi a Cannes nel nuovo millennio), il film ha racimolato poco più di mezzo milione di euro.

VOTO: 7/8

Con questo finisce la mia lista di film del 2009 da recuperare e non resta altro che meditare a quali siano stati i migliori film di questo anno che sta per finire.
La classifica del 2009 aprirà dunque il Nuovo anno..



mercoledì 30 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE : (Tetro) Segreti di famiglia di Francis Ford Coppola


Ha davvero dell’incredibile il fatto che l’ultimo film del regista di film di culto come la trilogia del Padrino e di Apocalypse now abbia incassato in Italia 415.000 euro (la stessa cifra circa di Verso l’Eden). Stiamo parlando del creatore di film che hanno entusiasmato milioni di critici e spettatori eppure, soprattutto tra questi ultimi, nessuno sembra ricordarsene. La colpa è della distribuzione che non ha avuto fiducia in un film dal ridotto potenziale commerciale (ma lo stesso si sarebbe potuto dire di Apocalypse now, no?)
Un giovane ritrova il fratello che non ha visto da 10 anni. La cognata si rivelerà un’amica preziosa per avvicinarlo al fratello distaccato e scontroso.
Coppola scrive una storia esagerata, dai risvolti decisamente melò, che aggiunti all’ambientazione e alla musica latina ci farebbero venire in mente Almodovar se non fosse per il magnifico e sontuoso bianco e nero.
E’ il forte impatto visivo a rendere speciale il film: la fotografia è sublime, ogni immagine è il risultato tangibile di un grande amore per il cinema. Ogni inquadratura possiede una forza e una bellezza propria e l’uso del b/n trasforma il film in un meraviglioso gioco di luci ed ombre.
È curioso che due grandi autori come Haneke e Coppola abbiano scelto di rivolgersi al bianco e nero per raccontare le proprie storie: nostalgia, fuga dal presente, esercizio di stile, virtuosismo fine a se stesso? Potrebbero essere tante le risposte, ma in entrambi i casi le scelte sembrano motivate da ragioni non futili. In questo film il b/n è scelto per rappresentare il presente e i colori servono per raccontare il passato, ma non solo: il presente appare maestoso, mentre il passato è turbolento, incerto (suggerito da camera a mano tremolante). Quindi non c’è nostalgia del passato, bensì un ostentato amore per il presente e per il futuro. È nel presente, nel divenire che si raggiunge la perfezione, mentre del passato rimangono sono ricordi frammentari, tremolanti, troppo colorati. Il colore appare anche per rappresentare i pensieri dei protagonisti, spesso dalle divagazioni fanstastiche (come gli splendidi due balletti finali).È una concezione decisamente interessante, che testimonia il grande amore che il regista nutre per il proprio lavoro (presente) e la sua libertà artistica.

DA RECUPERARE PERCHE’: è l’ultimo tassello di una carriera meravigliosa di un grande cineasta che non ha bisogno di guardare con nostalgia al suo passato (che gli rimane comunque insuperabile) perché continua ancora a creare belle opere con tanta libertà creativa.

VOTO : 7,5

martedì 29 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE: Rachel sta per sposarsi di Jonathan Demme


RACHEL STA PER SPOSARSI

Nonostane la nomination all’Oscar di Anne Hathaway e un regista tutt’altro che sconosciuto (stiamo parlando di chi ha diretto Il Silenzio degli Innocenti e Philadelphia) il film ha incassato la vergogna di 240.000 euro! Tanto per dare un’idea, il film natalizio con De Sica totalizza puntualmente due zeri in più. Colpa di una distribuzione vergognosa: praticamente introvabile, proiettato in una decina si sale in tutta Italia.

Rachel sta per sposarsi e allora sua sorella Kim viene momentaneamente rilasciata dalla clinica in cui si sta disintossicando. Il suo arrivo a casa naturalmente turberà il clima festoso e provocherà non poche liti. Jonathan Demme entra nelle pieghe del dolore e del difficile rapporto dei membri di una famiglia colpita da un lutto su cui aleggia un senso di colpa. Lo fa con una camera mobile che indugia sui volti e segue i personaggi nei loro spostamenti nella grande casa in cui si svolge il film. La telecamera invade la privacy e coglie anche il più inutile chiacchiericcio familiare, stancando alla lunga lo spettatore. Tre in particolari sono le scene che mettono a dura prova la pazienza di chi guarda: l’interminabile serie di discorsi pre-nuziali in cui viene dato troppo spazio a personaggi che non avranno più alcuno spazio nel film, l’insostenibile e lunghissima (vorrebbe essere divertente?) scena della lavastoviglie e i dieci minuti di danze dopo le nozze. Se il pubblico riesce a non alzarsi dalla poltrona in nessuno di questi tre terribili momenti, saprà apprezzare il tentativo di mostrare uno squarcio di vita familiare fornito da Demme.
Ma più d’ogni cosa, questo film VA RECUPERATO per la grandissima prova d’attrice dell’ex principessa Disney Anne Hathaway, sempre più brava in ruoli drammatici e prossima fata bianca del nuovo Tim Burton. Da notare anche il ritorno della bravissima Debra Winger.

VOTO : 6/7

lunedì 28 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE: Generazione 1000 euro di Massimo Venier

Massimo Venier, da sempre abituato ad incassi vicini ai 10 milioni di euro, non appena lascia il trio più amato d’Italia (Aldo, Giovanni e Giacomo) ecco che sforna una pellicola decisamente migliore, ma anche di sicuro insuccesso.

Siamo nell’unica epoca in cui i figli stanno peggio dei padri e tu mi proponi un sushi?A pronunciare questa battuta è il protagonista ( Tiberi), ragazzo brillante costretto a fare un lavoro che non gli piace per riuscire a guadagnare quei tanti agognati 1000 euro al mese. Bollette, sogni e amori di un giovane e di quelli che lo circondano sono trattati con intelligenza grazie ad una sceneggiatura curata e ben scritta che garantisce l’assenza di dialoghi a vuoto o scene inutili, due caratteristiche più uniche che rare nel cinema italiano d’oggi. Soprattutto per un cinema che parla di giovani. E questa pellicola parla di e ai giovani, mettendo in scena delle realtà molto verosimili in cui davvero la gente si può riconoscere: il superlaureato che si accontenta (Tiberi) il perdigiorno dal cuore d’oro (Mandelli), la prof che non riesce a far la prof (Lodovini), la donna in carriera che vorrebbe un po’ d’amore (Crescentini) e il prof anziano rassegnato (Villaggio).
Gli attori sono tutti in parte, tutti simpatici e Mandelli nei panni del cinefilo proiezionista, quando il protagonista gli racconta la propria storia afferma: “Regia di servizio, sceneggiatura prevedibile, belle le musiche. Sai quanti ne ho visti di film così? Un pallino e mezzo proprio perché sono di manica larga.”Con questa battuta il regista sembra difendersi in anticipo dai critici, ma questa descrizione non fa assolutamente giustizia ad uno dei pochi film italiani del 2009 davvero piacevoli.

DA RECUPERARE PERCHE’: si meritava di incassare molto più di 1.500 euro, perché è uno dei film italiani più divertenti, romantici, cinici, realistici e favolistici, insomma riusciti di questo anno.
VOTO: 7


FILM DA RECUPERARE: Verso L'Eden di Costantin Costa-Gavras

Il film ha incassato 413 milioni di euro in Italia, pochi considerando la presenza di Scamarcio, la regia di Costa-Gavras e un tema così attuale e dibattuto come la migrazione. Insomma snobbato dalle ex fan adolescenti urlanti che seguivano ovunque Scamarcio ma anche da coloro che hanno una coscienza politica ed etica.

Tutti gli emigrati sperano di trovare fortuna nel nuovo Paese, che per molti appare come un paradiso. Elias è un giovane clandestino che si ritrova in un villaggio turistico greco. Il suo aspetto gradevole si rivelerà molto utile per campare. Ne vivrà di cotte e di crude e passerà l’intera Europa, venendo a contatto con diverse culture e diverse reazioni. Talvolta le sue peripezie sono perfino divertenti e si rivelano spesso un espediente per tracciare un ritratto dell’umanità che popola l’Europa e la felice idea di mantenere le lingue originali senza sottotitoli si rivela permette di condividere lo stato di alienazione del protagonista. Il regista riesce a creare un viaggio della speranza con toni da favola, grazie anche ad un racconto veloce che procede senza cadute di ritmo. Insomma non è il drammone epico che si potrebbe aspettare. Il film ha sicuramenti dei limiti: non mancano stereotipi culturali, ci sono siparietti il cui unico scopo è far sorridere lo spettatore e appare decisamente eccessivo che quasi qualunque uomo o donna voglia portarsi a letto questo clandestino..
Ciononostante non si può dire che il tema non sia affrontato seriamente e che il pubblico non sia coinvolto. E quindi ancora una volta Costa-Gavras riesce a sollevare il dibattito con una storia amara, ma dal ritmo sereno e il finale ottimista nonostante la drammaticità dei fatti. E questo Elias ingenuo ma anche capace, ricorda la Cabiria felliniana che non perde mai la speranza.

DA RECUPERARE PERCHE’ è una seria riflessione sul fenomeno della migrazione, nonché un film coinvolgente per lo spettatore, sempre invitato a confrontarsi con i personaggi che il protagonista incontra nel film: come ci comporteremmo noi, con un clandestino bisognoso d’aiuto?
Questo è quanto ci chiediamo per la maggior parte del film. E il fatto che in film oltre a lasciarsi guardare, sia anche incentivo a interrogarsi e scavarsi dentro è qualcosa di prezioso nel cinema di oggi. Ma è anche un modo per osservare e la crescita di Scamarcio: se da una parte i detrattori potranno dire che in questo film è decente solo perché non parla, dall’altra bisogna comunque ammettere che il ragazzo si è tolto l’etichetta di idolo di teenager e quest’anno si è confrontato con tantissimi personaggi diversi (in ben cinque film) e in questo caso perfino diretto da un autore straniero.

VOTO: 6/7

domenica 27 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE: Il primo giorno d'inverno di Mirko Locatelli


È la storia di Valerio, un ragazzo solitario, incapace di comunicare con i propri coetanei, ma premuroso nei confronti della sorella e della madre. Ogni pomeriggio spia i compagni che si fanno la doccia, finchè non ne becca due in atteggiamenti affettuosi e li ricatta. Il più debole si toglierà la vita e l’abitudinaria esistenza di Valerio sarà così per sempre sconvolta. Il suo gesto di bullismo e di omofobia nasce quindi da un’omosessualità latente, ma non è questo il tema principale del film, quanto quello dell’incomunicabilità.
Situata in un curioso spaccato di provincia decisamente italiana, ma cronologicamente e geograficamente indefinita, l’azione si muove tutta tra casa, piscina e scuola, seguendo le quotidiane ed irrilevanti gesta del protagonista. Spesso tempo filmico e d’azione coincidono e questo non lo rende un film per tutti: del resto non lo sono nemmeno i film di Wenders sull’incomunicabilità o quelli di Van Sant sugli adolescenti ai quali sembra ispirarsi. C’è tanta attenzione al dettaglio, ad ogni minimo gesto dei personaggi, che la camera segue con ostinazione nei loro gesti quotidiani. Sorprendente il personaggio della bambina, vero legame tra un mondo perduto e uno futuro, nonché l’unica che sembra dimostrare rispetto per quel che fu (il ciondolo della nonna) e per il prossimo (la dedizione al suo coniglietto, la premura nei confronti del fratello). Sfuggevole la figura della madre, simbolo di quella generazione che ha dimenticato (che si sbarazza del proprio bagaglio nell’emblematica scena dell’armadio) e che non ha quindi trasmesso molto al figlio, preda della solitudine e dell’incapacità di aggrapparsi a qualcosa.
Bravo il protagonista, Matteo De Gasperis sul cui volto e corpo esita spesso lo sguardo della macchina da presa per riprenderlo nelle sue azione più futili: mentre aggiusta il motorino, mentre guarda insistentement allo specchio il suo volto o il fisico, mentre fa ginnastica.
L’incontro con il regista Mirko Locatelli mi ha sicuramente aiutato ad amare di più il film.
E' stato presentato a festival in tutto il mondo, vincendone uno, ma in Italia è passato inosservato quando è uscito a marzo, nonostante alcune ottime recensioni.

DA RECUPERARE PERCHE’ : è un film che tratta l’adolescenza in modo non banale, raccontando un’esistenza semplice, ordinaria, non scandita da incredibili storie e colpi di scena. Fa riflettere su tanti temi come l’incomunicabilità, la difficoltà di crescere, di instaurare rapporti, il bullismo, l’omofobia , l’omosessualità, il senso di colpa. Ed è un film in cui nulla è casuale, ma tutto è frutto di scelte precise di un autore indipendente di grandi potenzialità. Per ultimo, è un modo per uscire da un cinema omologato e tuffarsi in un’esperienza da cui, se si avrà la giusta pazienza (ripeto: il ritmo è molto lento), si tornerà cambiati.

VOTO: 7

sabato 26 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE: Il Cosmonauta di Susanna Nicchiarelli

Il film si apre con una ragazzina che rifiuta la prima comunione perché si definisce comunista. Questa strepitosa scena d’apertura fa sperare più di quanto il film alla fine riesca a dare, ma si tratta comunque di una bella prima prova. I mezzi in questi casi scarseggiano, e questo ha sicuramente danneggiato il film, ma grazie a degli attori in parte, professionisti (Pandolfi e Rubini) e non (la brava protagonista) e ad una sceneggiatura ben scritta, il film si lascia guardare volentieri. Ottima l’idea di farlo precedere da un corto, sempre diretto e scritto da Susanna Nicchiarelli, in cui dei pupazzetti in plastilina commentano il primo viaggio sulla luna…ad opera di cani e topi comunisti.
Il tema della passione politica nei giovanissimi (trattato con più frequenza ultimamente nel nostro cinema) è raccontato in modo garbato ed intelligente, in modo da risultare digeribile anche da chi non è comunista: più che l’ideologia e il sentimento che conta. La regista, sceneggiatrice ed attice ha vinto meritatamente a Venezia un premio , ma purtroppo questo non le ha garantito una visualità nel circuito distributivo italiano.

DA RECUPERARE PERCHE’: è nata un’autrice interessante in Italia, che ci regala una storia di crescita, di affetti familiari e di primi amori, nonché di passione politica nei giovanissimi.


VOTO: 7

venerdì 25 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE # 2: STARE FUORI di Fabiomassimo Lozzi

A dire il vero questo film non è uscito nel 2009, ma la penultima settimana del 2008. In ogni caso è stato programmato in una manciata di cinema e va riscoperto.
Un ragazzo siciliano lascia la propria terra per trasferirsi nella capitale alla ricerca della sua fidanzata. Troverà ospitalità presso una coppia di mezz’età che lo accetterà come un figlio.
È un melodramma con qualche reminiscenza almodovariana: l’amore per le figure femminili, la figura della madre, l’omoerotismo, il travestitismo, il forte cromatismo, il sapore kitsch, il voyeurismo per il corpo maschile ed il tono melodrammatico che sfocia nel grottesco. Nonostante alcuni limiti dovuti al budget modestissimo, il film è apprezzabile nell’introspezione psicologica di alcuni personaggi, nell’interpretazione intensa di alcuni interpreti e nell’uso non convenzionale della macchina da presa.

DA RECUPERARE PERCHE': Un film insolito per il panorama italiano, coraggioso e ambizioso.
VOTO: 7

giovedì 24 dicembre 2009

Recensione di BROTHERS di Jim Sheridan

Piccola intrusione in mezzo ai film consigliati DA RECUPERARE, per parlare di un film nuovo, uscito ieri, ch evi consiglio di andare a vedere!

Un’ altra amara riflessione sulla guerra. L’Afghanistan, l’Iraq, il Vietnam, le conclusioni sono sempre le stesse. Nel soldato valoroso e ammirato che ritorna cambiato, estraneo alla propria famiglia che arriva a rinfacciargli di non essere morto, c’è la parabola di tutti i figli della patria mandati a uccidere e a farsi uccidere. Partito a rilento, migliora man mano che si prosegue, fino a giungere ad un secondo tempo carico di tensione. Ottimi i tre protagonisti e una menzione anche per le due bambine. Da vedere, anche se non è propriamente un film natalizio. Anche se devo ancora capire perché lo sono film di corna, cafoni e volgarità di ogni sorta.
Buon Natale a chi evita i cinepanettoni!
VOTO: 7

mercoledì 23 dicembre 2009

FILM DA RECUPERARE: Tutta colpa di giuda di Davide Ferrario

Ferrario incontra la religione e non lo fa mettendo in discussione non la Chiesa ma la religione stessa: e se Giuda non fosse mai esistito? Se non ci fosse tradimento, se non si dovesse soffrire per sperare in un mondo migliore? Gesù “ha avuto un biglietto di andata e ritorno. Noi no.” È la protagonista Kasia Smutniak a porsi queste domande quando si mette a studiare i Vangeli perché le viene chiesto di rappresentare la Passione di Cristo in un carcere. Peccato che quando lo spettacolo è già pronto, arriva l’indulto e la prigione si svuota. Così anche il film deve finire, all’improvviso e al regista gli viene chiesto cosa fare (è una camera nascosta a filmare l’ultima scena). Dove finisce il film ed inizia la finzione?
Il film aveva dalla sua parte tantissimi elementi per diventare un cult e un film unico:
l’interessante approccio religioso, l’ambigua fine in cui viene smascherata la finzione del film chiamando per cognome il regista stesso, l’idea di far recitare dei veri carcerati. Per qualcuno poteva essere interessante anche assistere al debutto come attore del leader dei Marlene Kuntz (autori di buona parte della colonna sonora) o di vedere Luciana Littizzetto nei panni di una bigottissima suora. Eppure il film è deludente, con un ritmo diseguale. I personaggi non coinvolgono veramente e molti dialoghi girano a vuoto.

DA RECUPERARE PERCHE’: Davide Ferrario è uno dei migliori registi italiani in circolazione e seppur questo film non è tra i suoi migliori, vale la pena comunque vederlo per i tre motivi citati sopra.

VOTO: 6,5

FILM DA RECUPERARE

Quest'ultima settimana dell'anno la dedicherò ai film trascurati, dimenticati, snobbati e mal distribuiti di quest'anno che meritano di essere recuperati. Ecco perchè intitolerò la rubrica FILM DA RECUPERARE.
Purtroppo sono tanti, ma io ne segnalerò solo alcuni. Quelli che secondo me sono stati ingiustamente e tristemente ignorati. Spesso promettenti debutti che faranno fatica ad aver un seguito per gli ovvi motivi finanziari o in altri casi, registi amatissimi dalla critica e dal pubblico che sono stati inspiegabilmente ignorati.
E il nuovo anno comincerà con la mia classifica dei film usciti nel 2009. Purtroppo ne sono usciti di interessanti negli ultimi giorni, ma dubito che questa settimana riuscirò a vederli (A serious man, La principessa e il ranocchio, Brothers)..

martedì 22 dicembre 2009

L’ho scoperto solo ieri sera sfogliando quel giornale che spesso mi ritrovo in casa. 5 righe in tutto, per un trafiletto intitolato “Morta la ex di Eminem”. Unico film menzionato 8 mile e un epitaffio che finisce con la frase: “secondi i tabloid USA ha avuto una storia con Eminem.” Che Il Giornale non abbia rispetto per nessuno tranne colui che tutti conosciamo è noto, ma che non abbia rispetto nemmeno per i morti è davvero vergognoso. Come ricordare BRITTANY MURPHY solo per essere stata (forse) un’amante di Eminem?
Io voglio ricordarmela bellissima e supersexy in Sin city, che è anche il primo film da lei interpretato che mi è venuto in mente. Subito dopo mi è balzata in mente la scena straziante del suo suicidio in Ragazze interrotte e un brivido mi ha percorso la schiena. Questi mi sembrano due titoli bellissimi per ricordarla. Ha fatto altri film (io la vidi anche in Gli uomini della mia vita e Le ragazze dei quartieri alti ). L’anno scorso aveva pure registrato una canzone con Paul Oakenfold.
Alla fine di un anno già segnato dalle scomparse di Farrah Fawcett e Patrick Swayze, Hollywood perde un’altra stella, ma questa volta si tratta di una giovanissima: 32 anni. RIP.

sabato 19 dicembre 2009

Recensione di A CHRISTMAS CAROL di Robert Zemeckis

Mancava solo la versione 3D del celebre canto dickensiano, ormai rispolverato in tutte le salse: cinema, Tv (perfino una versiona italiana con la Littizzetto), cartone (con Zio Paperone) e pupazzistico (i Muppet).
E il 3D colpisce il bersaglio: coinvolge più che mai,facendoci sorvolare Londra, entrare nei più piccoli dettagli di vita comune, tra ghirlande e bancarelle, tra la neve che continua a cadere, in un girotondo frenetico che alla lunga stordisce, ma ci fa entrare nella vicenda come nessun’altra versione aveva mai fatto.
Si respira il profumo della neve e ci si addentra nelle oscure case dell’epoca, illuminate dalla fiochissima luce delle candele (e per una buona metà del film il protagonista è nell’assoluta nell’oscurità). Sono i personaggi però che non coinvolgono: lo spirito del passato mischia male comicità e dramma, quello del presente (un Gesù obeso dall’insopportabile ed interminabile risata) quello del futuro forse è il migliore proprio perché non compare Carrey, che è decisamente meglio come protagonista. Il piccolo Timmy non suscita la tenerezza che dovrebbe suscitare e il nipote non è per nulla simpatico. A tratti il film è troppo infantile, ad altri invece sembra decisamente per adulti, con un ritmo lentissimo e virate nell’horror, come se volesse ambire ad un pubblico troppo vasto ma alla fine delude qualsiasi tipo di pubblico.
Insomma decisamente meglio i Muppet o Zio Paperone, che ad ogni passaggio televisivo annuale si lasciano guardare volentieri, a differenza di questo che già alla prima visione risulta a tratti insostenibile.
La lezione è dunque che il 3D non deve rimpiazzare il contenuto, altrimenti si arriva ad un cinema sì spettacolare, ma senza un cuore.

VOTO: 6

giovedì 17 dicembre 2009

NEW MOON di Chris Weitz

Dopo aver scaraventato la sua innamorata contro un muro, Edward scopre che il sangue di lei sarà semprà un ostacolo al loro amore. A turbare Bella invece è il fatto che lei è destinata ad invecchiare mentre il suo lui rimarrà sempre giovane. Non è Dorian Gray, ma un vampiro. Lui così se ne va perché è l’unica cosa da fare, ma la poveretta finisce per prendersi una cotta per un licantropo. Insomma questa è proprio Sfortuna con la S maiuscola. Poi lui crede che la sua bella si è tolta la vita e vuole emularla. Insomma c’è anche un esplicito riferimento a Shakespeare (Romeo e Giulietta è il libro che Bella sta leggendo e il film che i due stanno guardando a scuola) e questo non può che essere un input positivo per i giovani fan della saga editoriale/cinematografica.
Al di là della trama un po’ così, dialoghi talvolta ridicoli, ed effetti speciali sempre buffi, è una storia d’amore neogothic, con piacevole musica dark-rock in sottofondo e tanto stucchevole romanticismo.
VOTO. 5,5

mercoledì 16 dicembre 2009

Golden Globes nominees

Sono state annunciate poche fa le nomination ai Golden Globes.
Difficile esprimersi dato che la maggior parte dei film sono inediti in Italia.
Tra i più candidati, Up in the air di Reitman e Invictus di Eastwood.
Considerando che i precedenti film di questi ultimi erano meravigliosi e sono stati snobbati da Globes ed Oscar, c'è da aspettarsi che questi sono solo riconoscimenti riparatori. o no?
Juno e Gran Torino sono tra i miei film preferiti, quindi se entrambi i registi riescono a superarsi, chapeau!

(500) giorni insieme di Marc Webb

500 sono i giorni d’estate. Ed Estate era il nome della ragazza di cui si innamora il protagonista, qui tradotto in Sole, senza però adattare il titolo. Ma non è una storia d’amore, come ci viene detto fin dall’inizio da una spiritosa voce narrante. Il resto del film è un’oretta e mezzo di siparietti simpatici, trovate spesso divertenti ma già viste e dialoghi scontati. Ha tutti i difetti e pregi del film indipendente di un regista d’esordio: budget troppo piccolo e troppe cose da dire e mostrare. Il regista vuole anche apparire colto e lo fa con citazioni e con l’uso di tante incursioni nei generi più disparati: dal musical al cartone animato passando per il film in bianco nero muto e il documentario. Mixando tutto con un po’ di nouvella vague ed un po’ di Woody Allen. Pretenzioso o sincero? La risposta è soggettiva. Stesso discorso per la frammentarietà cronologica: simpatica e ruffiana allo stesso tempo, dipende dai punti di vista. Insomma tutto è molto relativo: può apparire estremamente spontaneo e originale, ma anche calcolato e già visto. Lo si ama o li odia. Io lo trovato apprezzabile

sabato 12 dicembre 2009

Recensione di DORIAN GRAY di Oliver Parker

Un film insulso che insulta il capolavoro di Oscar Wilde. Non tanto perché si inventa un personaggio (paradossalmente le parti inventate sono le migliori) ma perché con la vasta gamma di magnifiche parole a disposizioni lo sceneggiatore riesce a scrivere dei dialoghi atroci. Il regista fa il resto. E non un regista qualunque, bensì Oliver Parker, che ci aveva abituato a ben più gustose trasposizioni wilderiane.
VOTO : 4

venerdì 11 dicembre 2009

WASHINGTON SQUARE 3: le riflessioni

I genitori: ci danno la vita e poi ce la tolgono pian piano, succhiano la linfa vitale per renderci sempre più deboli, succubi e dipendenti. I figli eternamente debitori della vita che hanno ricevuto non potranno mai riscattare il loro debito, perché qualsiasi cosa facciano non sarà mai abbastanza per i genitori. Né il lavoro, né gli amici, né le abitudini, né il partner saranno mai di gradimento: il loro giudizio sarà sempre impietoso e pronto a cancellare ogni sorriso che riusciamo con fatica a dipingerci sul volto. Quindi l’unica via d’uscita è ribellarsi, tagliare i fili che ci rendono burattini alle loro dipendenze, andare avanti senza guardarsi indietro, pensare solo a sé stessi, cercare solo la propria felicità. L’egoismo si combatte solo con l’egoismo. Proprio come il Dott. Sloper di Washington Square, emblema di questa tipologia di genitori, loro non lo fanno nemmeno volontariamente: è il loro desiderio di proteggerci da tutto e da tutti e proprio in questo modo ci impediscono di vivere la nostra vita, che spesso significa commettere tanti sbagli. Sbagli che comunque ti fanno sentire vivo, se non felice.
- Non ho fatto altro che cercare di proteggerti.
- Da cosa? Amore, attenzioni, affetto, rispetto
?

giovedì 10 dicembre 2009

WASHINGTON SQUARE : i film


Le versioni cinematografiche di Washington Square sono due : una è del lontano 1949 ed è diretta dal grande William Wyler, quello di Vacanze Romane, Ben Hur e Funny Girl. Si chiama The Heiress e il ruolo dell’ereditiera è di Olivia de Havilland. Il pretendente è interpretato dal bel Montgomery Clift.
Entrambe esplicitano la crudeltà gratuita del padre e la vera natura del pretendente. Il bello del libro è però, che il lettore non scopre mai se il pretendente è innamorato della ragazza o piuttosto dei suoi soldi: James mantiene magistralmente questa ambiguità (e lo stesso farà in una sua opera ben più famosa e con ben più trasposizioni, ovvero The turn of the screw). Nel film di Wyler il bel Montgomery Clift nell’arco di 24 ore conosce la protagonista, la bacia e le chiede di sposarlo. Decisamente inverosimile. James scandisce le tappe con molta più attendibilità. Qui invece capiamo subito che il ragazzo la sta prendendo in giro.
Nonostante i 60 anni sul groppone, la versione di Wyler è incredibilmente più moderna di quella del 1997, chiamata Washington Square e diretta dalla polacca Anieszka Holland ( il cui film più noto resta Poeti dall’inferno con un giovanissimo Di Caprio). L’ereditiera è qui impersonata da Jennifer Jason Leigh, il pretendente da Ben Chaplin (attualmente sugli schermi con Dorian Gray), il padre tiranno da un grande Albert Finney e la zia impicciona veste i panni neri della bravissima Maggie Smith. In questo film c’è anche un’adolescente Jennifer Gardner.
La versione del ’49 ricevette una pioggia di nomination agli Oscar, tra cui quella per Miglior Film dell’Anno e ne vinse ben 4, regalando alla De Havilland la seconda statuetta come migliore Attrice protagonista.
Del resto con un grande regista e due interpreti mitici era difficile sbagliare, ai tempi.
La Havilland, che oggi ha 93 anni e vive in Francia, è l’ indimenticabile Melania di Via col vento, vincitrice di ben 2 premi Oscar e sorella dell’altrettanto mitica Joan Fontaine (la memorabile Rebecca di Hitchcock) era decisamente troppo vecchia per quel ruolo: 33 anni portati male contro i 22-23 richiesti dalla storia, senza contare che l’attore che interpretava il padre era solo di una decina d’anni più vecchio di lei. Più in parte invece la Leigh, che aveva circa la stessa età della protagonista del romanzo.
Catherine Sloper, la protagonista imbranata e taciturna, col passare del tempo assume sempre più sicurezza e ragionevolezza, proprio come nel romanzo. Nel bellissimo finale femminista e molto cinematografico la protagonista si vendica illudendo a sua volta il fidanzato invecchiato e ostentando una grande felicità nel passare il resto della sua vita a ricamare. Quindi se all’inizio lo spettatore provava della pena per lei, alla fine il sentimento suscitato è l’ammirazione. E questo ci sta perché lui è un farabutto. Ma nel libro lui non è un farabutto, perciò il lettore continuava a compatire questa ragazza che aveva rinunciato a qualsiasi possibilità di felicità per accontentare un padre che in realtà la disprezzava.
Sfumatura tutt’altro che irrilevante che le due versioni cinematografiche trascurano.

Dialogo chiave del film è quello in cui ella dice al padre:

Catherine: - Pensavi che qualsiasi uomo si sarebbe annoiato con me come hai fatto tu!-Padre: - Lui voleva i tuoi soldi. Meglio saperlo ora che dopo 20 anni vissuti insieme.-
Catherine: -
Perché? Non ho forse vissuto con te 20 anni prima di scoprire che non mi amavi?-

Con questa frase, assente nel libro, lo sceneggiatore riassume benissimo quello che James aveva suggerito con bei giochi di parole.

I dialoghi sono azzeccati però anche nella versione del ’97, stroncata dalla critica e snobbata dal pubblico.
Se, cinematograficamente parlando, questa versione non è molto riuscita, quello che a me interessa sono alcuni dialoghi e passaggi chiave.
La protagonista è presentata in un modo che non le fa assolutamente giustizia: un’imbranata fantozziana che inciampa e sbatte la testa ovunque pare essere una parodia del personaggio jamesiano. Ma ben presto anche qui si intravede un cambiamento (fin troppo radicale) e la ragazza si trasforma in una donna saggia e dignitosa al quale il padre vuole negare il matrimonio con la persona che ama:
-Perché continui a pensare che tua figlia non possa piacere ad un bel ragazzo? Perché hai così poca considerazione di lei? E anche se il ragazzo fosse solo interessato ai suoi soldi: i soldi non sono forse di Catherine e non può disporne come vuole, anche che si tratti di comprarsi la sua felicità?-

Queste sagge parole di una zia riassumono tutto il pensiero del padre, che non vuole concedere al pretendente il beneficio del dubbio e non vuole che la figlia ottenga la propria felicità col denaro che lui ha messo da parte.
Peccato poi che il senso dell’intera opera venga annullato quando il pretendente viene presentato come un cacciatore di dote, fatto che nel libro non accadeva mai, lasciando al lettore e alla protagonista, l’atroce dubbio. Con quest’interpretazione la regista si prende la libertà di annullare la grandiosità di James, che diceva tanto, ma mai troppo. Così il personaggio del fidanzato non perdeva mai il suo fascino, rendendo ben più doloroso il gesto della ragazza, quando egli le si presenta davanti dopo la morte del padre. Nel film tutto è annullato.
Il trattamento che subisce il personaggio del padre è invece decisamente migliore: anche qui ne viene esplicitata la crudeltà con un dialogo azzeccato.

PADRE: - Figlia ingrata! Non ho fatto altro che cercare di proteggerti.FIGLIA: - Da cosa? Amore, attenzioni, affetto, rispetto?
Ed è proprio da queste cose che anche i miei sembrano volermi proteggere con ostinazione.

- Devi scegliere tra lui e me.- dice il fidanzato.
- La gente è molto maligna. Non sa cosa c’è tra di noi. Gli altri vedono te e guardano me e mio padre non capisce e io non capisco lui. Non posso abbandonarlo così.-

Queste parole pronunciate da Jennifer Jason Leigh ahimé riassumono la mia vita e per quanto questo film possa essere mal riuscito, non potrà non avere un posto speciale nella mia collezione personale..

mercoledì 9 dicembre 2009

WASHINGTON SQUARE : il libro

La gente è molto maligna. Non sa cosa c’è tra di noi. Gli altri vedono te e guardano me e mio padre non capisce e io non capisco lui. Non posso abbandonarlo così.

Era ancora estate quando, sotto l’ancora caldo sole di settembre lessi Washington Square di Henry James. Ora l’inverno è alle porte, ma non si è raffreddato il forte significato dell’opera, della quale nel frattempo mi sono visto le due trasposizioni cinematografiche, entrambe fedeli ma allo stesso tempo divergenti in alcuni punti chiave, cosicché l’opera ha assunto tre forme di vita diverse, tutte interessanti.
Il tema mi ha toccato profondamente poiché è quello del rapporto con i genitori.
Siamo alle fine dell ‘800. Un rinomato dottore, vedovo, cresce l’unica figlia, che non ha né la sua intelligenza, né la bellezza della madre, con l’aiuto di una sorella, anch’essa vedova ed impicciona.
Il narratore più volte sottolinea con termini poco carini la semplicità intellettuale e l’aspetto della giovane ragazza, che tuttavia diventa presto oggetto d’interesse per un giovane bello e senza soldi. Il padre si oppone al matrimonio perché è convinto che il ragazzo voglia solo la sua dote e la poveretta decide così di non sposarsi mai più.
Ci vogliono più di cento pagine per raccontare tutto questo, ma poi nelle ultime pagine assistiamo ad un risvolto interessante: il padre, poco prima di morire, chiede alla figlia come suo unico ed ultimo desiderio la promessa di non sposare mai il suo vecchio pretendente, perché la prosciugherebbe.
Peccato che quando viene aperto il testamento la donna scopre che comunque il padre l’ha diseredata: l’ha fatto solo perché le voleva bene e per non rischiare che il cacciatore di dote tornasse all’attacco solo per avere i suoi soldi.
E quando l’amante puntualmente si ripresenta, venti anni dopo la loro rottura e ricomincia a corteggiarla, lei è risoluta a mantenere la parola data al padre stronzo. E’ ferma nel suo masochismo dal quale non riesce sfuggire.
Dunque da padre eccessivamente premuroso ed impiccione, l’eroe del romanzo diventa in poche righe un personaggio crudele.
Perché punire così tanto una figlia che si è sempre dimostrata servizievole ed accondiscendente?

Così, quello che sembrerebbe un testo terribilmente demodé, distante e noioso si rivela assai attuale e James sembra esortare la nuova generazione a non ubbidire ai genitori, ma a seguire i propri cuori.
Della serie, qualsiasi cosa farete, non andrà comunque bene ai vostri genitori.
Cosa ci ricava la ragazza ad essere buona e rispettosa col padre ed a sacrificare tutta la sua vita e la sua felicità per renderlo soddisfatto? Nulla! Anzi, alla fine la prende pure per il culo diseredandola!

giovedì 3 dicembre 2009

Gli Abbracci Spezzati di Pedro Almodovar

Qualcosa si è spezzato nel cinema di Almodovar: la sua regia rimane impeccabile, ma la sceneggiatura questa volta non funziona. Il risultato è un coloratissimo mosaico piuttosto insapore. Tante belle storie, con i soliti colpi di scena surreali, ma mancano scene davvero memorabili e dialoghi che lasciani il segno. Non mancano invece inutili lungaggini e scene del tutto trascurabili. In ogni caso il regista si conferma grandioso con la macchina da presa e abilissimo nel dirigere i propri attori, su tutti la superba Penelope Cruz. Quello che rimane dunque è una storia abbastanza trascurabile di cui ci colpisce la messa in scena delll’amore verso il cinema provato dal regista: una riflessione sulla vocazione di scrivere e filmare storie e un mare infnito di citazioni ed autocitazioni: Antonioni, Hitchcock, Rossellini, Bunuel …
VOTO : 7,5

mercoledì 2 dicembre 2009

L'uomo che fissa le capre di Grant Heslov

Il film riesce nel compito di parlare di guerra in modo scanzonato e comico e quel che è sorprendente è l’autenticità dell’incredibile storia narrata. Heslov, già sceneggiatore per Clooney (Goodbye e Good luck), esordisce come regista e si vede: è sicuramente più bravo con le parole che con le immagini.
Eppure anche nella scrittura qualcosa si inceppa con l’arrivo del secondo tempo e il film sembra perdere la propria bussola. Le situazioni divertenti ci sono e pure degli spunti per riflessioni serie e profonde, ma rimane un giocattolino col quale Heslov si è divertito a dirigere il suo amico Clooney nei panni di uno fuori di testa.
VOTO: 6,5