Visualizzazioni totali

martedì 7 settembre 2010

Senso di Luchino Visconti

SENSO, 1954
1886, Venzia, Teatro La Fenice. Dopo la  messa in scena de Il Trovatore di Verdi, il tenente austriaco Franz Mahler (Farley Granger) insulta gli italiani nazionalisti che distribuiscono volantini e viene sfidato a duello dal patriota conte Ussoni (Massimo Girotti).
Intercede per quest'ultimo la cugina, la contessa Livia Serpieri (Alida Valli) che però perde la testa per lui, tradendo così il marito, la patria e le proprie idee nazionaliste.

Da sempre prottettrice del cugino e della causa italiana contro l'Austria, la bella contessa finisce per consegnare al giovane amante la grande somma che il cugino le aveva affidato per sostenere i patrioti. Scoprirà che i soldi che il tenente le aveva chiesto per corrompere un medico e farsi esonerare saranno in realtà spesi in alcool e donne. La vendetta di Livia sarà crudele.

É inutile narrare la fine nei dettagli ma non è un segreto svelare che non c'è happy ending.
Come in ogni opera viscontiana la passione amorosa conduce sempre alla corruzione e alla tragedia..

L'amore in Visconti non è mai un sentimento puro, ma qualcosa di travolgente che conduce alla rovina spirituale, economica e talvolta fisica.                           I forti connotati patriottici del film hanno contribuito alla sua enorme fortuna, trasformando in un classico il racconto dello sconosciuto Camillo Boito (1836-1914). Quest'ultimo infatti era noto più per la sua attività di architetto e per essere fratello di Arrigo, poeta e compositore.

Ma il grande lettore Visconti, aiutato ancora una volta dalla fida Suso Cecco d'Amico e da un giovane Giorgio Bassani farà del racconto una pellicola di due ore, preferendo approfondire l'aspetto storico-politico ( i moti risorgimentali contro l'Austria).

Ecco così un film che stupisce per la maestosità, la maniacale attenzione al dettaglio e l'ispirazione pittorica. Ogni inquadratura trabocca di sfarzo e compostezza fornendo al film l'aspetto di una successione di tanti meravigliosi quadri legati dalla forza devastante della passione della protagonista, ovvero un'Alida Valli strepitosa quando volutamente prorompente nella propria melodrammaticità.

Un grandioso monumento all'Italia, al Risorgimento, alla musica classica (Bruckner e Verdi) e soprattutto al melodramma, di cui rimane uno degli esempi insuperabili.

La meravigliosa fotografia è di Aldo Graziati, morto in un incidente stradale durante la lavorazione e sostituito da Robert Krasker. A Graziati andò il Nastro d'Argento postumo per la migliore fotografia. Un premio assegnato troppo tardi, visto che fu il direttore della fotografia di alcuni dei più importanti titoli del nostro cinema: La terra trema, Miracolo a Milano, Umberto D.

I costumi, impeccabili, sono di un altro fedele collaboratore di Visconti, ovvero Piero Tosi.

Scena culto:
Sono almeno tre: quella d'apertura alla Fenice, quella centrale in cui Mahler irrompe nella villa della Contessa e viene nascosto e quella che anticipa il finale, ovvero lui ubriaco e lei disperata, folle d'amore. Quest'ultima fu tagliata nella versione distribuita al cinema, perchè non si poteva mostrare un soldato ubriaco.

Probabilmente Grangier e la Valli non sono mai stati così belli e tragici come nella scena del letto.

Citazione:

Mahler: Il mondo intero sparirà: quello a cui apparteniamo tu ed io. E il nuovo mondo di cui parla tuo cugino non ha nessun interesse per me: è molto meglio non essere coinvolti in queste storie e prendersi il proprio piacere dove lo si trova.

Curiosità

Gli aiutoregisti sono Francesco Rosi e Franco Zeffirelli.
ATTORI
Dopo la parentesi hollywoodiana (che raggiungerà i vertici nel 1947 col ruolo da protagonista in Il caso Parradine di Hitchcock) Alida Valli tornò a splendere come una delle più grandi stelle del cinema italiano, consegnando alla storia del cinema un ruolo memorabile.


Massimo Girotti era alla seconda collaborazione con Visconti.

Farley Granger, classe 1925 , era un altro attore che aveva appena lavorato con Hitchcock: Nodo alla gola (1948) e L'altro uomo (1951). Il suo ruolo in Senso fu offerto prima a Montgomery Clift. Anche il suo debutto come attore fu dovuto ad un rifiuto di Montgomery. Visconti voleva per questo film un attore americano di fama internazionale, possibilmente omosessuale. Granger fu richiamato in Italia anche in seguito, quando recitò in Lo chiamavano Trinità. Nel 2007 ha pubblicato la sua autobiografia, scritta assieme al compagno Robert Calcoun, col quale ha vissuto per quasi 50 anni.
Nonostante la sua partecipazione da protagonista a 3 capolavori del cinema, è una delle tante stelle di cui Hollywood si è dimenticata in fretta.
Per vedere un estratto del film cliccare

2 commenti:

  1. forse il mio film preferito di Visconti, sempre in attesa che esca una bella edizione con le scene tagliate sulle battaglie risorgimentali di cui vedo che hai inserito un fotogramma.
    mi allontano urlando fraanz fraaanz

    RispondiElimina