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venerdì 10 dicembre 2010

Un Woody Allen che non vorremo mai (ri)vedere

INCONTRARAI L'UOMO DEI TUOI SOGNI
(YOU WILL MEET A  TALL DARKSTRANGER)
di Woody Allen, 2010


 Una coppia di quarantenni in crisi, una coppia scoppiata di ultrasessantenni e ancora amanti, aspiranti tali ed escort. Riassumere la trama di questo film corale non è semplice e nemmeno necessario. Quel che conta sapere è che siamo di fronte a tante storie di uomini mediocri che hanno a che fare con temi cari ad Allen: il tradimento, le aspirazioni letterarie, il fato e la cartomanzia. Di completamente nuovo e inaspettato è la totale mancanza di battute incisive. Non sembra nemmeno un film di Woody Allen: niente humour, nessun riferimento alla cultura ebraica, nessuna irriverenza, nessun riferimento letterario o filosofico troppo alto, nessuna cacofonia, nessun monologo spiazzante, nessuna battuta memorabile, divertente o graffiante. È un film liscio, che non graffia, non diverte, non irrita i borghesi, anzi: si allinea perfettamente a un pubblico patinato piccolo borghese dal quale Woody Allen si è sempre tenuto alla larga, vuoi col suo sfacciato intellettualismo snob, vuoi con le provocatorie battute a sfondo sessuale o (anti)religioso. Qui di Allen non c’è assolutamente nulla. Il film è una commedia né dolce né salata patinata come la fotografia di Wilmos Zsigmond ( già presente in alcune tra le più trascurabili pellicole alleniane come Sogni e delitti e Melinda e Melinda). Non basta che alla fine Allen si mostri insolitamente impietoso con i propri personaggi e non serve a nulla la battutina sull’illusione come miglior rimedio (sul potere dell'illusione si veda piuttosto Ombre e nebbia).

Bisogna ammettere che Londra non pare ispirare moltissimo il regista, a parte l’ormai lontano colpo di fulmine e di genio di March Point e il divertissement di Scoop. Cassandra’s Dream (Sogni e delitti) era infatti il peggior film della lunghissima carriera alleniana, ma con questo ha fatto peggio.

Naturalmente si tratta di un Grande come Allen e quindi il peggiore dei suoi film è comunque superiore alla media dei film in sala. La pellicola infatti gode di un suo ritmo, di una piacevole colonna sonora (Boccherini su tutti) e di una discreta direzione d’attori (il che è però offensivo da un regista che ci ha abituati a prove da Oscar).
“La vita non è che rumore e furore che alla fine non vuol dire nulla” è la frase con cui un’invadentissima voce fuori campo apre e chiude il film. Una frase che ben si addice a un film che non vuole dire nulla.

Insomma questa volta gli è andata male, ma si spera che l’aria di Parigi gli abbia infuso nuova creatività.
VOTO: 6

7 commenti:

  1. Un vera delusione, ma è pur sempre un Allen è quindi non può essere pessimo sotto tutti gli aspetti.
    La fotografia non mi è dispiaciuta, ho trovato però insopportabile la voce fuori campo e ritengo la prova di Hopkins un'occasione mancata !

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  2. A me Sogni e delitti, invece, è piaciuto molto. Anche se ovviamente i capolavori di Allen sono altri. Questo dovevo vederlo ieri sera, ma una serie di "disgrazie" me l'hanno impedito. Forse è stato il destino...

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  3. Non l'ho ancora visto, ma difendo anche io Sogni e delitti, che ho trovato infinitamente meglio di Vicky Christina Barcelona e discretamente meglio di Basta che funzioni.
    Credo che, purtroppo, i tempi dell'Allen migliore siano ormai passati.

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  4. Anche a me era piaciuto SOGNI E DELITTI. Questo qui, invece, è un lavoro decisamente al di sotto della media generata dal regista.

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  5. caspita! tutti fan di Sogni e delitti!

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  6. eppure c'è gente che dice che è un bel film...devo ancora andare a vederlo, certo che la tua critica non mi spinge a farlo...

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