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mercoledì 30 marzo 2011

un'allegra (e prevedibile) commedia che fa anche riflettere

I RAGAZZI STANNO BENE
(THE KIDS ARE ALL RIGHT)
DI LISA CHOLODENKO,
USA, 2010
ORA IN 88 SALE ITALIANE 
Due attrici hollywoodiane che hanno superato i 50 anni senza portare i segni devastanti di chirurgia plastica o botox e che per lo più accettano di recitare struccate e nella parte di due lesbiche innamorate?

Questo è possibile solo se si tratta di Annette Bening e Julianne Moore che è sicuramente la migliore attrice hollywoodiana della sua generazione. Se poi ci aggiungiamo una regista indipendente, il gioco è fatto.

Ecco così assistere alla storia tradizionale di una famiglia anticonvenzionale.

Abbiamo una coppia con due figli alle soglie dell’età adulta avuti con lo stesso donatore di sperma. Il figlio minore chiede alla sorella maggiorenne di contattare il padre. I tre si conoscono, si piacciono, finché non arrivano le mamme. Già perché la coppia è formata da due donne, piccolo particolare che alla fine non conta molto perché tutte le coppie sono uguali e hanno gli stessi problemi. Peccato che poi la regista cada in un tranello che sa troppo di cliché hollywoodiano, quel in & out già esplorato in altre commedie patinate sul tema (L’oggetto del mio desiderio, Sai che c’è di nuovo, e perfino l’italiana Diverso da chi?). Espediente, quello dell’avventura eterosessuale, usato per aggiungere un po’ di pepe e renderlo più commerciale, ovviamente. Cioè travolgere tutta le carte in tavola con un escamotage che francamente poteva essere evitato perché già visto e rivisto.

Così il padre biologico, prima amato da (quasi) tutti i componenti della famiglia, alla fine diventa il nemico e la famiglia vince su tutto. Insomma il finale è sempre lo stesso: poco importa se etero o omo: i valori della famiglia, qualunque essa sia, trionfano sempre.

Una trama vecchia come il mondo insomma, che di nuovo ha solo il fatto che parli di una famiglia omogenitoriale. E sa da una parte questo è lodevole, dall’altra lascia un tantino perplessi il fatto che un film spacciato per indipendente, si riveli in fondo mondo accomodante nei confronti del cinema commerciale. Arriviamo dunque a una domanda fondamentale: è il contenuto o la forma che creano un film? E qui, quale dei due è quello mainstream e quale quello tipico del cinema off?
Diciamo che il film è a metà strada tra il cinema americano indipendente d’oggi (con tipica colonna sonora indie per nulla valorizzata) e quello mainstream, patinato, da Oscar. E non sorprende dunque la pioggia di candidature alla notte al Kodak Theatre, tra cui spiccano quelle eclatanti per la miglior attrice protagonista per la Bening e per miglior film. Per quanto riguarda la prima nomination infatti, c’è da dire che in questo film le protagoniste sono due e la Moore occupa esattamente lo stesso spazio della Bening e con la stessa bravura. Ma una nota di merito va anche a Mark Ruffalo, candidato all’Academy, e soprattutto ai due sorprendenti ragazzi Josh Hutcherson e Mia Wasikowska, l’Alice di Tim Burton nonché prossima Jane Eyre. Riguardo invece alla nomination per Miglior film, va detto che è decisamente esagerata, ma comunque ben venga che pellicole come queste ricevano le attenzioni degli Academy. Sempre meglio un’allegra commedia a carattere sociale piuttosto che un inutile e noiosetto film su un monarca balbuziente, no?

VOTO: 7

1 commento:

  1. decisamente molto d'accordo. un film riuscito in parte, carino ma purtroppo manca il guizzo davvero vincente

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