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giovedì 29 ottobre 2015

Lo stagista inaspettato

LO STAGISTA INASPETTATO
(THE INTERN)
di Nancy Meyers,
USA, 2015
con Robert De Niro, Anne Hathaway, Anders Holm, Adam DeVine, Rene Russo, 
Genere: commedia agrodolce

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Settantenne in pensione e vedovo cerca una ragione per vivere e capisce che solo il lavoro può dargliela: decide così di rispondere al curioso annuncio in cui si cercano stagisti over sessanta. Si ritrova così in una giovane azienda di moda affollata da under 30…

La sessantacinquenne Nency Meyers è nota per le commedie rivolte per lo più a un pubblico femminile (What women want) e negli ultimi anni ha portato sugli schermi attori e attrici over 65 importanti e spesso trascurati, come Jack Nicholson e Diane Keaton.
Questa volta abbiamo Robert De Niro, oramai felicemente (?) e definitivamente confinato alla commedia sentimentale, che affianca Anne Hathaway.
Che dire di Ne Niro? In tutto il film ripropone sempre la stessa espressione e sembra la parodia del vecchietto di Up. Sic transit gloria mundi. Non è stato difficile dunque per Anne Hathaway superare l’illustre collega e offrire l’interpretazione più convincente della pellicola. Il suo ruolo sembra la naturale e possibile evoluzione del personaggio che la portò al successo dieci anni fa, ovvero l’assistente de Il Diavolo veste Prada e nel corso del film ci sono diverse battute su una cliente, una certa Rachel, che sta per sposarsi: Rachel sta per sposarsi era il film (da noi ignorato, ma che consiglio di recuperare) che portò la Hathaway alla sua prima nominationa all’Oscar. Dopo l’Oscar e Insterstellar ci si aspettava forse di più da lei, ma in fondo ogni attrice americana coltiva il sogno di diventare la nuova Julia Roberts.

Arriviamo dunque alla sceneggiatura: la Meyers è brava a tratteggiare i personaggi e riesce nell’arduo compito di renderci simpatici tutti, perfino le comparse, mostrando sempre i lati migliori di tutti, senza mai schierarsi. E la va riconosciuto il merito di aver realizzato un’altra commedia sentimentale senza love story.
La trama però mescola fin troppi temi e in troppo tempo: due ore sono eccessive per una commedia sentimentale patinata made in Hollywood. Si parla di vecchiaia, di lavoro, di donne e giovani in carriera, di padri in paternità: praticamente quasi tutte le tematiche sociologicamente più studiate del momento.
Insomma, una commedia agrodolce ben confezionata che si lascia guardare volentieri senza lasciare troppi interrogativi.

VOTO: 6,5

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