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domenica 13 giugno 2010

In Italia più uno ha i soldi e più sta con i preti e le monache



LA CIOCIARA - Regia di Vittorio De Sica
Oscar, Palma d’oro, Bafta: Sophia Loren vinse tutto grazie a La Ciociara, battendo agli Oscar perfino la Audrey Hepburn di Colazione da Tiffany.
Sophia Loren diventa la seconda attrice italiana a vincere l'Oscar dopo Anna Magnani (per La rosa tatuata). E pensare che il suo ruolo sarebbe dovuto andare proprio alla Magnani!
Infatti Carlo Ponti aveva inizialmente pensato di affidare la trasposizione dell’omonimo romanzo di Alberto Moravia all’americano Cukor, il ruolo della madre Cesira alla Magnani e quello della figlia alla Loren. In effetti tra le due c’erano 26 anni di differenza e quindi l’idea era fattibile. Meno verosimile fu invece la scelta definitiva: ovvero trasformare la Loren, 26 anni, nella madre di Eleonore Brown, 12 anni nella realtà e 13 nella finzione.

Anna Magnani, conosciuta nell’ambiente per il suo caratterino e per avere gettato in faccia al compagno Rossellini un piatto di spaghetti quando seppe l’aveva tradita con la Bergman, rispose:

-La Loren mia figlia? Nella scena dello stupro degli egiziani, ci sarà da star attenti che lei non stupri loro!-

In seguito Ponti affidò il progetto a De Sica, che si fece convincere da un’altra frase della Magnani:

-Senti, Vittorio, se ti piace tanto questa Sophia, perché non fai fare la madre a lei?-

Vittorio ci pensò seriamente e così fece.
A questo punto la reazione della Magnani fu incontrollabile:

- Quel povero De Sica! A forza di giocare gli si è imputridita l’anima, pover’uomo. Adesso non è altro che una puttana che accetta di fare qualunque cosa per pagare i debiti.-
Come è possibile che ogni dialogo privato della Magnani finisse puntualmente sui giornali non è ben chiaro. Di sicuro non c’era la legge bavaglio. Fatto sta che questi aneddoti sono passati ai libri di cinema più seri.

De Sica adattò il romanzo con il fidato Zavattini e mise insieme un cast internazionale: nel ruolo della figlia Rosetta l’americana Eleonora Brown e nei panni dell’antifascista Michele, un giovane ed occhialuto Jean-Paul Belmondo prima del botto.

Nello stesso anno sarebbe stato il protagonista di Fino all’ultimo respiro di Godard, film che avrebbe per sempre cambiato la storia del cinema.

Altra apparizione da segnalare è quella di Renato Salvatori, che nello stesso anno sarebbe stato uno degli interpreti principali del capolavoro Rocco e i suoi fratelli di Visconti.

Che dire di questo bellissimo film se non che porta benissimo i suoi 50 anni e che ancora oggi è apprezzabilissimo e assolutamente da rivedere? Sophia Loren è superlativa nei panni di una giovane vedova che crede tanto nel Duce ma ha paura di rimanere nella Roma sconvolta dai bombardamenti e decide quindi di tornare dai genitori in Ciociaria, finché la guerra non sarà finita. Nel viaggio lei e la figlia Rosetta troveranno tanta solidarietà e perfino l’amore di un intellettuale, seminarista pentito, tanto affettuoso come compagno e padre, quanto lucido nel suo credo antifascista. Purtroppo sarà preso dai fascisti e Cesira e Rosetta saranno stuprate in una chiesa da un gruppo di alleati marocchini.
Succo del film potrebbe essere: in guerra non è mai possibile dire chi sono i buoni e chi i cattivi. Anzi: in guerra non ci sono mai buoni. Ma la critica sociale (così cara al De Sica neorealista) torna anche quando si parla della Chiesa, col personaggio interpretato da Belmondo e la sua beffarda visione della Chiesa. Il personaggio di Michele, racconta che stava per diventare prete, ma qualcosa lo ha fermato. Eppure è rimasto credente: è l’unico a incita alla preghiera, spesso confusa dagli altri con la superstizione. Allo stesso tempo è anche l’unico ad avere una visione lucida e critica del mondo della Chiesa, ben evidenziate da due battute:

-In Italia più uno ha i soldi e più sta con i preti e le monache.-


- Dalle suore non si impara mai come stanno le cose veramente.-
 (criticando la scelta di Cesira di mandare Rosetta in una scuola di suore).

Per quanto riguarda l’interpretazione della Loren non si può che concordare con tutti coloro che la lodarono: magnifica in ogni scena, perfetta in ogni sfumatura. Dalla donna giovane e vitale, alla madre combattiva, allegra e drammatica, orgogliosa e determinata. Con un’aggressività di temperamento che ne nascondeva quella carnale. Tutte caratteristiche che la nuova donna italiana incarnava e che Sophia incarnò meglio di tutte.



Qui sotto Rosetta nel momento del dramma e Cesira dopo lo stupro.

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