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venerdì 11 febbraio 2011

Clint alle prese con l'aldilà

HEREAFTER
di Clint Eastwood,
USA, 2010

Una celebre giornalista francese (Cécile de France) scampa per miracolo a uno tsunami, rimanendo per qualche istante tra la vita e la morte. In quel breve momento scorge l’aldilà e decide di raccontare al mondo la sua esperienza. Un bambino perde il proprio fratello gemello in un incidente stradale e i servizi sociali lo allontanano dalla madre per affidarlo a una nuova famiglia. Entrambi incontreranno alla fiera del libro di Londra un medium (Matt Damon) che riesce a parlare con i morti…

Clint Eastwood alle prese con un soggetto senz’altro singolare riesce a superare con grazia il pericolo di cadere in un pasticcio soprannaturale, ma dà al cinema il suo film più commerciale e hollywoodiano.

Molti critici l’hanno definito il film più europeo del grande maestro, ma a parte le lunghe scene recitate in francese e un omaggio a Charles Dickens di europeo resta ben poco. È piuttosto una grande produzione hollywoodiana in cui si fa uno spudorato uso di product placament (Blackbe**y, Yout**e, Goo**e) e in cui si cerca a ogni costo la commozione dello spettatore. Lo zampino di Spielberg produttore si vede negli effetti speciali dell’incipit catastrofico, mentre di Eastwood cosa si può dire?
Si vede la sua regia d'impianto classico, la sua sicurezza, eppure...
Il vecchio Clint insegue troppo l’inflazione sentimentale, ammassando disgrazie su disgrazie che hanno lo scopo di commuovere lo spettatore. Certo, è un film sulla morte e in quanto tale non può che essere lacrimevole. Eppure è fin troppo facile commuovere sfruttando il personaggio di un bambino contro cui il destino sembra essersi accanito a dismisura. E che dire del gratuito happy ending in cui i due protagonisti si innamorano solo grazie a uno sguardo? Sono aspetti davvero fastidiosi e melensi che lo spettatore non si aspetterebbe da un personaggio che ci ha sempre abituati a film di e per “duri”. Ma anche un regista di piccoli film scomodi.

Dopo Invictus, enfatico e patinato monumento a Nelson Mandela, opinabile ma amatissimo dal sottoscritto, di fronte a Hereafter pure io storco il naso.
Qui tutto è accomodante, scontato. C’è poi una lunga, inutilissima e incomprensibile sequenza con Bryce Dallas Howard che lascia davvero interdetti. E vogliamo parlare del modo in cui Damon entra in contatto con i morti?
Naturalmente Eastwood è sempre Eastwood, anche se lezioso e indolcito, ed è sempre bravo a dirigere gli attori, a scegliere (e comporre) le musiche e il direttore della fotografia (il fido Tom Stern), ma il risultato finale è un film che vorremmo subito accantonare per passare al successivo, che come al solito, non si farà attendere molto e sembra decisamente più interessante.

VOTO : 7

1 commento:

  1. Perso, qui mi trovi in disaccordo totale.
    Ho trovato Hereafter lucido, misurato, potentissimo, e la sequenza di Damon e la Howard che si imboccano è una delle più sensuali che abbia visto in un film negli ultimi anni.
    Clint sempre grande (anche io ho amato molto Invictus, tra l'altro)!

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